MORIRE DI SUCCESSO
L’EDITORIALE di Pino Scarpettini
Cari lettori, mi è capitato di ascoltare in questi giorni la notizia della morte della diva-cantante Amy Winehouse. L’artista ha fatto spesso parlare di sè per diversi problemi con la droga e l’alcool, che l’hanno portata a ritardare la realizzazione del suo terzo album fino alla prematura morte, avvenuta nella sua casa, a Londra, in circostanze ancora da chiarire………….. e mi è venuta una riflessione: è possibile “morire di successo”?…….. purtroppo sì!… c’è un elenco di personaggi che comprende grandi nomi della storia della musica, ma anche dello spettacolo in genere e dello star system come nel cinema e dell’ambiente delle modelle. Ma è possibile arrivare al punto di autodistruggersi pur avendo tutto, fama, soldi, e anche bellezza, in cerca di qualcosa che non hai?
Esiste una ragione logica?.. e perché chi gestisce questi personaggi non li protegge o controlla, del resto sono “ galline dalle uova d’oro”…. È tutto inconcepibile.
Ricordiamo qualcuno di questi grandi e famosi artisti, Jim Morrison ( Doors), morto all’apice del successo di overdose . Morrison si trasferì con Pamela Courson a Parigi nel Marzo 1971, con l’intenzione di dedicarsi solo alla poesia e di smettere di bere. Muore in circostanze mai chiarite del tutto nella sua casa parigina di Rue de Beautreillis, nel Marais, il 3 luglio 1971. Secondo la versione ufficiale, viene trovato privo di vita nella vasca da bagno da Pamela. Quindi alcool e droga… e chi gli era vicino, dov’era?
Janis Joplin, trovata morta in un hotel di Hollywood, ancora per overdose. Era il 4.10.70. l’esame autoptico ipotizzò una morte accidentale causata da overdose di eroina. Fu trovata 18 ore dopo il decesso con il viso riverso sul pavimento, sanguinante dal naso e dalla bocca, ovviamente sangue ormai coagulato; il corpo era incuneato fra il comodino e il letto, e da ciò si deduce non vi sia stato alcun riflesso teso a evitare l’ostacolo.
La ricostruzione della dinamica del decesso permise al suo manager di riscuotere centomila dollari derivanti da un’assicurazione sulla vita. Negli anni successivi il manager di Janis Joplin Albert Grossman si impegnò a lungo riguardo all’eredità a favore della famiglia Joplin.
Jimi Hendrix, trovato morto in un appartamento di un hotel in germania, era il 18.09.70 Fino ad oggi, non vi è una versione certa della morte del chitarrista. La versione più diffusa, messa in circolo dalla sua ragazza tedesca Monika Dannemann, presente nella stanza al momento del fatto, racconta di come Hendrix sia soffocato nel suo vomito dopo un improvviso cocktail di alcool e tranquillanti.
Brian Jones ( Rolling Stones) troviamo ancora una morte con alcool e droga. È ricordato per essere stato il fondatore e titolatore della band britannica The Rolling Stones, per le sue capacità multi-strumentali, per la tumultuosa vita sentimentale e per i suoi eccessi con alcool e droghe. I continui guai legali di Jones, l’estraneazione dal resto del gruppo, l’abuso di sostanze stupefacenti, contributi sporadici alla band, e la sua continua lunaticità alla fine diventarono troppo per i Rolling Stones. La band voleva intraprendere un tour negli Stati Uniti nel 1969 per la prima volta in tre anni, ma il secondo arresto di Jones incrementò a dismisura i problemi con l’ufficio immigrazione degli Stati Uniti. Era il 3.07 69… I Rolling Stones fecero un concerto gratuito a Hyde Park il 5 luglio 1969, due giorni dopo la sua morte. Il concerto era stato organizzato settimane prima come evento per presentare il nuovo chitarrista. Ad ogni modo i critici accusarono il gruppo di oltraggiare e di essere offensivi verso il fondatore del gruppo. In risposta a queste critiche, la band dedicò il concerto a Jones.
Kurt Coban ( Nirvana) Negli ultimi anni della sua vita Cobain lottò contro la dipendenza dall’eroina e le pressioni dei media su di lui e sulla moglie Courtney Love, da cui ha avuto una figlia. L’8 aprile 1994 fu trovato morto nella sua casa di Seattle, ufficialmente suicidatosi con un colpo di fucile. Negli anni seguenti si sviluppò un acceso dibattito riguardo alla sua morte. In un’intervista, Kurt disse: « Per qualche ragione me ne vergognavo. Mi vergognavo dei miei genitori. Non riuscivo più a guardare in faccia alcuni dei miei compagni di scuola perché desideravo disperatamente avere una famiglia normale. Mamma, papà. Volevo quel tipo di sicurezza, e lo rinfacciai ai miei genitori per parecchi anni. »
Michael Joseph Jackson (Gary, 29 agosto 1958 – Los Angeles, 25 giugno 2009) è stato un cantautore, ballerino, coreografo, produttore discografico, attore, sceneggiatore, imprenditore statunitense. Il suo contributo alla musica e alla danza, accompagnato da una vita privata particolare, ha fatto di lui una figura di spicco nella cultura popolare per oltre quarant’anni. È il 24 Giugno del 2009 e Michael torna e va allo Staples Centre per provare e provare. Tutto sembra normale, ma qualcosa stava accadendo. Michael non stava bene, anzi faceva overdosi di tranquillanti e vari medicinali per stare bene ma questo lo porterà alla morte. Il 25 giugno 2009 Michael Jackson è collassato nella villa che aveva preso in affitto, al numero 100 di North Carolwood Drive a Holmby Hills, Los Angeles. Intorno alle 12.00 il suo medico personale scopre che la popstar non respirava, e attua la rianimazione cardio-polmonare. Alle 12.21 viene chiamato il 911. I paramedici del Los Angeles Fire Department giungono alle 12.28. Il loro tempestivo intervento per trasferirlo alla clinica dell’UCLA Medical Center, la clinica ospedaliera dell’Università della California non basta. Lì infatti i tentativi di rianimazione falliscono e alle 14:26 (ora americana), corrispondenti alle 23.26 ora italiana, il cantante è stato ufficialmente dichiarato morto per arresto cardiaco, dovuto ad un’overdose di Propofol, medicinale adoperato dal medico Conrad Murray per aiutare l’artista a combattere l’insonnia ma che in medicina viene utilizzato per anestetizzare i pazienti prima di un intervento chirurgico, sotto monitoraggio costante. A contribuire, ma non correlato all’immediata causa di morte, è l’effetto delle benzodiazepine, anch’esse presenti nel suo corpo, come risulta dall’autopsia.
Cosa dire quindi del Re del pop il grande Michael Jackson che con le sue manie ed i personaggi che gli giravano intorno, addetti alla sua vita ed alla sua protezione, è arrivato ad una distruzione di sé stesso….. la sua vita in una “gabbia dorata” non è servita a salvarlo…. Perché?.. e ancora ce lo chiediamo… perché?… è una domanda a cui dovremmo trovare una risposta, perché c’è sempre un denominatore comune in tutto questo, basta leggere le didascalie, ma non possiamo leggere quello che era dentro ognuno di loro. Per il momento mi fermo qui.
Un caro saluto
Pino Scarpettini